"Medico è colui che introduce sostanze che non conosce in un organismo che conosce ancora meno" - Victor Hugo

 

Sono innegabili i progressi scientifici che l'uomo ha fatto negli ultimi 100 anni. La vita di oggi è semplicemente impensabile se si guarda a poco più di 100 anni fa. Automobili, aerei, telecomunicazioni sono arrivati a livelli mai raggiunti prima dall'uomo (o almeno si ritiene), trasformando la sua vita in qualcosa di straordinario.

Tutto questo progresso scientifico non poteva non applicarsi anche alla medicina e alla cura dell'uomo stesso. Il metodo scientifico introdotto da Galileo è una filosofia, un modo di guardare il mondo con cui abbiamo ottenuto tutto questo. Galileo riteneva, in poche parole, che il mondo fosse regolato da leggi matematiche che potevano essere capite attraverso l'osservazione e la verifica costante delle ipotesti che mano mano si andavano delineando, attraverso degli esperimenti volti a confermare o smentire le ipotesi che si facevano osservando la natura.

Questo metodo ci ha portato parecchio lontano, ma già ora qualcuno comincia a mettere in dubbio il fatto che potrebbe non essere sufficiente per proseguire nel cammino di comprensione e conoscenza del mondo. In ambito medico si potrebbe paragonare il modello del medico a quello del meccanico che ripara un'automobile (l'uomo nel nostro esempio). Esistono diverse specialità: il meccanico, l'elettrauto, il carrozziere, chi si occupa di convergenza ed equilibratura, fino ad arrivare a specializzazioni estreme come chi ripara piccoli danni del parabrezza che potrebbero diventare delle crepe disastrose. Così procede anche la scienza medica in numerosissime specializzazioni, che tendono a dividere in parti sempre più piccole l'uomo e i suoi disturbi/malattie.

Tornando all'esempio dell'automobile, la parte da protagonista ce l'ha certamente il meccanico, che quando si trova di fronte ad un'automobile con un problema (sintomo) cerca di risalire alla causa che lo genera per riparare il mezzo. In questo parallelo fin troppo facile dimentichiamoci, per ulteriore semplificazione, il fatto che l'uomo non è un meccanismo, perchè possiede un'anima (in realtà l'uomo di scienza nega questa eventualità) e il fatto che l'uomo possieda anche una psiche, la quale è spesso decisiva nella guarigione da tante malattie (il famoso effetto placebo, che nessuno per fortuna mette in discussione, nemmeno il primo galileiano militante).

Rimaniamo focalizzati insomma sul piano squisitamente fisiologico del corpo dell'uomo, come fa d'altronde la medicina moderna. Il meccanico cerca di trovare delle relazioni di causa effetto per individuare alla fine un tubo rotto, delle guarnizioni usurate o altro, per poi sostituire il pezzo. Il medico parimenti cerca di indagare tramite analisi il motivo della malattia del suo paziente, per curarne la causa. Questo almeno dovrebbe fare il buon medico, mentre oggi siamo sempre più abituati a pensare e ad agire attutendo o eliminando i sintomi, nella speranza che poi vada tutto bene.

Non ci serviremmo mai da un meccanico che ci restituisce l'auto senza più quel "rumorino" semplicemente perche è stato silenziato, eppure andiamo spesso dal medico solo con quella aspettativa e nulla di più. Anche qui niente di nuovo sotto al sole, medici e meccanici poco etici  sono sempre esistiti, in virtù dell'esistenza di pazienti e clienti superficiali, che si accontentano di mettere una toppa invece di risolvere il problema.

Il punto è che c'è una profonda differenza che si dimentica in questo parallelo tra un'automobile e l'essere umano (sempre considerato solo sul piano fisiologico per semplificare), ovvero il fatto che quest'ultimo si autoripara.

Quella catena di cause ed effetti che fa individuare un tubo rotto o una guarnizione usurata al meccanico si interrompe sostituendo il pezzo, mentre nell'uomo avvengono continue autoriparazioni per ritrovare l'equilibrio perduto. Anche nelle più semplici ed essenziali pratiche mediche, come quella dell'ingessatura di un osso rotto, senza la capacità autoriparativa del corpo non si potrebbe guarire. Certo, l'ingessatura pone il corpo nelle migliori condizioni per tornare all'equilibrio precedente il trauma, tuttavia l'osso nessuno è in grado di saldarlo come fanno i processi fisiologici.

A mio avviso proprio per la capacità straordinaria che il corpo ha di autoripararsi, la medicina sovente prende cantonate, scambiando la causa con gli effetti perchè semplicemente non sono ne l'una ne l'altra.

Il colesterolo è un metodo del corpo per riparare le arterie e le vene infiammate. Se abbassi il colesterolo, perchè osservi che ce n'è troppo e le placche sono formate da colesterolo, probabilmente la placca non si formerà, ma l'infiammazione continuerà a danneggiare i vasi. Gli effetti collaterali di una medicina sono proprio questi, effetti imprevedibili data l'ignoranza che abbiamo sui complessi processi fisiologici di autoriparazione.

La concezione stessa di causa ed effetto applicata al corpo umano è da rivedere in virtù della proprietà di autoriparazione dell'uomo. Quella che viene vista come causa di qualcosa, il giorno dopo può essere inquadrata come l'effetto di un altra proprio perche è errato il concetto alla base, ovvero una visione lineare di eventi che si possono percorrere in senso inverso per individuare una causa prima in modo da operare su essa.

Il dilemma se sia nato prima l'uovo o la gallina viene risolto se si considerano come cosa unica, e non più due parti differenti che necessariamente devono essere collocate su un retta temporale di causa-effetto.

Una visione più efficace dell'uomo quindi potrebbe essere circolare e non lineare. In virtù delle doti di autoriparazione del corpo, siamo di fronte ad un intelligenza che opera sempre in favore della sua salute, praticando un numero imprecisato di aggiustamenti per ritornare ad un equilibrio in cui ciò che conta è che la somma le parti sia la migliore possibile.

Recenti studi hanno misurato l'effetto del jet-lag sul microbiota. Hanno riscontrato che durante gli effetti del jet-lag il microbiota cambia e batteroidi e firmicutes (1) variano la loro proporzione, fino a ritornare alle condizioni iniziali una volta cessato il jet-lag. Cosa succede? L'alterazione del ciclo circadiano indotta dal viaggio con ogni probabilità induce degli squilibri ormonali (2), ma il microbiota si altera per questo motivo, o in realtà cerca di "frenare" questo cambiamento adattandosi e innescando dei processi per tornare al ciclo naturale sonno/veglia?

Probabilmente, come per il dilemma dell'uovo e della gallina, non ha molto senso chiedersi una cosa del genere, ma avrebbe più senso (nell'ottica di uscire il prima possibile dal jet-lag) capire i processi fisiologici per accompagnarli nel ritrovamento di un  nuovo equilibrio.

Oggi sempre più spesso si parla di asse intestino-cervello. I ricercatori hanno osservato una stretta relazione tra questi due organi, tanto che non è un mistero che se si sta male di pancia non è che si possa ragionare molto bene. La fame poi spesso azzera ogni capacità logico/razionale per lasciare posto a quella più istintiva. Forse è meno noto che di fronte a un trauma cranico dopo tre giorni si ha il collasso della membrana intestinale (3), mentre è più notorio invece il sintomo del vomito. C'è una stretta relazione tra questi due organi, perchè? Non è ancora chiaro, ma si sta osservando in maniera sempre più evidente la stretta relazione tra tutta una serie di patologie e il microbiota intestinale.

Ritengo che parte delle difficoltà nel capire queste relazioni siano dovute al fatto che il microbiota agisce in maniera intelligente, scavalcando quelle regole deterministiche e meccanicistiche di causa ed effetto che siamo abituati ad osservare nel mondo. Se in ultimo aggiungiamo quei fattori che abbiamo fin qui trascurato, ovvero anima e psiche, ci troviamo di fronte a un sistema estremamente complesso che non solo si autoripara a livello fisico, ma che ha connessioni inestricabili e fondamentali con piani di esistenza diversi da quello fin qui trattato.

Cosa sono i nostri pensieri? Quanto sono "reali"? Davvero ci dobbiamo accontentare di Piero Angela che ci dice che sono impulsi elettrici e basta? E cosa invece sono i nostri desideri e le nostre aspirazioni, e soprattutto perchè le abbiamo? Davvero obbediscono a quel modello meccanicistico che siamo abituati a considerare studiando il mondo fisico?

Forse è arrivato il momento di entrare nell'ottica che quelle regole matematiche che tentiamo di  comprendere con il metodo galileiano, almeno per il nostro organismo siano perfettibili, perchè in questo caso l'osservatore è parte del fenomeno in maniera eclatante, e detta esso stesso le regole del gioco in maniera più o meno conscia, sconvolgendo totalmente quel modello di causa ed effetto a noi tanto caro per comprendere la realtà.

L'entropia (intesa come disordine) dell'ambiente che viviamo tende ad aumentare, mentre quella del corpo e dei suoi processi tende a diminuire. Vien da sè che ragionare in termini di causa-effetto per il sistema uomo, come fa il meccanico per l'automobile, è alquanto limitante e ci sarebbe da chiedersi, fuori dal paragone, quanto senso possano avere gli esperimenti in vitro rispetto alle situazioni in vivo. Questa entropia diminuisce perchè il corpo è un sistema intelligente, e se vogliamo dargli una mano dobbiamo capire i suoi messaggi perchè ci parla con la sua lingua, e comprendere le dinamiche circolari che esso adotta, assecondando ed educando se è il caso, e non bloccando i processi risanatori o ignorando i suoi messaggi.

In una battuta, chi vuole intraprendere la professione del medico si pone di fronte a una bella sfida:  essere più intelligente della natura stessa. I protocolli, per favore, lasciamoli ai meccanici.

di Federico Giovannini

(1) Famiglie di batteri intestinali
(2) Il dottor Walter Pierpaoli spiega la stretta relazione tra ritmo circadiano e ormoni in "L'orologio della vita"
(3) "Alla ricerca dell'una", Paolo Mainardi

Grande fu la scoperta del mondo dell'invisibile. L'uomo, forse per la prima volta, dava un volto ai suoi demoni, a delle piccole forme di vita che gli provocavano malattie.

Koch nel 1876 riuscì a coltivare il batterio dell'antrace (Bacillus anthracis) e nel 1882 arrivò a capire che la tubercolosi era causata da un altro minuscolo esserino, il Mycobacterium tuberculosis. Anche Louis Pasteur, praticamente nello stesso periodo, portava avanti studi importantissimi che muovevano i primi passi nella comprensione del mondo microbiologico, studiando i batteri della birra, e arrivando all'idea di pastorizzazione (dal suo nome ovviamente), per proseguire nello studio con la scoperta di vari microorganismi che provocavano malattie al bestiame (colera dei polli, carbonchio del bestiame). Questi due geni gettarono le basi della microbiologia, e con essa tuttavia un altro germe altrettanto minuscolo e altrettanto potenzialmente mortifero nella mente dell'uomo: l'idea che le malattie fossero causate dalla presenza di uno specifico microorganismo, il concetto di unico e individuabile agente eziologico (patologico), sempre e solo quello.

Da allora buona parte della medicina moderna occidentale si è sviluppata a partire da questo meme.

Nel 1928 Alexander Fleming, per puro caso (come tante scoperte nella storia), scoprì una cosa sconcertante, ovvero che dei prodotti del metabolismo di un fungo (Penicillium chrysogenum) inibivano la crescita di una moltitudine di batteri. Scoprì insomma la penicillina, il primo antibiotico al mondo, e per questo la comunità scientifica lo premiò con il Nobel nel 1945.

Oggi l'antibiotico, senza se e senza ma, viene considerato universalmente come una delle scoperte più importanti della medicina.
 
E allora perchè questo articolo, scritto dal primo fesso che passa, ci vuole suggerire che l'idea che una malattia sia causata da un unico agente eziologico sia una idea potenzialmente letale?
 
I più informati potrebbero essere tentati di rispondere a questa domanda con il concetto del "terreno".

Questa idea era sostenuta dal rivale di Pasteur, il medico Antoine Béchamp, che sosteneva che un singolo batterio potesse assumere diverse forme a seconda del terreno. Sembra che lo stesso Pasteur, in punto di morte, abbia rinnegato il suo lavoro dicendo ad un suo assistente: “Voi avete ragione, il terreno è tutto, il microbo è nulla”. In ogni caso era troppo tardi, l'idea che dei microbi singoli fossero le cause eziologiche di specifiche malattie ormai era passata, e ancora oggi molti microbiologi negano l'esistenza di germi che mutano da batteri a funghi (pleomorfi). All'inizio della nostra storia infatti si parla proprio di "micobatteri" per la tubercolosi, che sono cosi difficili da debellare proprio perche in presenza di antibiotico mutano la loro forma in spore, per poi tornare batteri una volta finita la cura con antibiotici.

Antoine Béchamp aveva in parte ragione, come d'altronde anche la microbiologia classica con i suoi antibiotici non aveva certamente tutti i torti. Chi ha letto i miei precedenti articoli sul microbiota (*) probabilmente comincia a intuire dove sto andando a parare: il microbiota è una rivoluzione concettuale che, prima ancora di essere medica, è forse filosofica. La constatazione che l'uomo non è un singolo animale ma un simbionte, cioè un essere che vive insieme e grazie a tanti altri microesseri, in mutuo e reciproco vantaggio. Il nostro corpo offre una nicchia biologica al microbiota, un complesso di microorganismi di molti  tipi (virus, batteri, miceti e chissà cos'altro), che ammonta a circa un chilo e mezzo di peso, in un numero incredibile sia in quantità che in varietà di tipi di germi, che probabilmente hanno inziato ad evolversi già qualche miliardo di anni fa.

Questi esseri microscopici offrono in cambio tutta una serie di vantaggi, gran parte dei quali ancora sconosciuti, ma quello che è ancora più sconosciuto sono i meccanismi, le relazioni di causa-effetto e le interrelazioni tra di loro e con il nostro corpo, la cui esistenza non può nemmeno essere concepita (nè è teorizzabile) senza di essi.

Non solo il nostro corpo è colonizzato completamente (vie respiratorie, vie urinarie, pelle, intestino) da microorganismi, ma vive in un mondo immerso a sua volta in altri microorganismi. L'ambiente è ricchissimo di germi, i più strani e diversi, che vivono all'insaputa degli esseri più grandi che nemmeno li vedono. La biomassa globale dei germi è senza dubbio molto superiore a quella di tutti gli animali e piante sulla terra messi insieme. Per tornare all'idea del dott. Béchamp, è questo il "terreno" alla luce delle nuove scoperte scientifiche.

Viviamo immersi e permeati in un brodo di microorganismi.
 
In sintesi, il singolo batterio da solo nulla può contro un terreno inattaccabile, fatto da una interrelazione complessa di microorganismi, i cui meccanismi sono quasi del tutto sconosciuti.

L'uomo, nella sua presunzione, stupidità e violenza, ha scelto la strada di prendersela con i singoli batteri (ritenuti responsabili delle varie malattie), trovando delle armi per ucciderli, e scatenando una guerra al microbo che nella cultura popolare (conseguenza di quella scientifica dominante) è diventato il "grande nemico", quando invece non solo questi batteri sono per la stragrande maggioranza nostri amici, ma anche essenziali per la nostra vita e quella dell'intero pianeta (tanto per fare un esempio: senza microbi non si depurano le acque).

Tutto molto bello, ma alla persona comune cosa interessa?

Cominciate a riflettere sul fatto che gli antibiotici sono sempre più inefficaci, perché  ormai è noto che esistono batteri resistenti a qualunque antibiotico, e gli esperti se ne stanno accorgendo drammaticamente. Nell'ambiente uomo, con l'uso indiscriminato degli antibiotici, si stanno selezionando super ceppi patogeni. Gli antibiotici non uccidono solo i batteri "cattivi", ma sono come una microscopica bomba atomica nella vita di questi esseri. Stanno sopravvivendo solo i più forti, che guarda caso sono quelli peggiori, che poi ci ammazzano.

Un esempio illuminante è la recente storia del clostridium difficile. Tale germe patogeno è ritenuto responsabile di una diarrea cronica non trattabile con alcun antibiotico. Questa condizione porta alla morte, e come detto non ha cure convenzionali. Recentemente il dott. Antonio Gasbarrini sta portando avanti degli studi che lo hanno indirizzato verso un tipo di terapia per questa drammatica situazione: il cosiddetto "trapianto fecale". Detto in parole povere, prendono un donatore sano di feci del colon, ne coltivano i diversi ceppi batterici, per poi impiantarli con un clistere nel malato. Le percentuali di guarigione sono altissime, parliamo del 95% che in medicina vuol dire avere ragione senza se e senza ma.

Perchè gli antibiotici non funzionano? Ovvio, perchè il "terreno" era talmente debilitato - ovvero il microbiota del colon del paziente era cosi stressato - che non sopravviveva alle ulteriori "cure". Un reimpianto di flora intestinale sana, ovvero nelle giuste proporzioni, che solo la natura oggi sa come sia costituito (tanto che non si può riprodurre in laboratorio, ma si coltiva a partire da un campione di una persona sana), è in grado di farci guarire da una malattia così tremenda.

Dove va a finire il clostridium difficile? Nessuno lo sa, ma con ogni probabilità rimane nel colon del paziente, anche se non è più in grado di nuocergli alla salute. Questo avviene perchè il "terreno" composto da una flora intestinale variegata, nel giusto numero e sana, lo tiene a bada e/o la sua natura, in tale stato, muta in forme microbiche meno aggressive (polimorfismo).
L'uso degli antibiotici ha una caratteristica che non ci dovremmo mai dimenticare quando riflettiamo sull'aumento vertiginoso in epoca moderna di malattie autoimmuni (1) e tumori (2): stiamo selezionando il microbiota umano in favore dei funghi.

La penicillina (come la maggior parte degli antibiotici) è un prodotto di un fungo, e  come tale inibisce la crescita batterica, mentre fa ben poco contro quella dei miceti, come la Candida albicans.

La Candida (2) tra l'altro è uno di quei microorganismi che, in determinate condizioni di disbiosi intestinale, muta il suo stato da lievito a muffa, diventando molto più aggressiva e pericolosa per la salute umana.

Come spesso accade nella storia, l'uomo procede con visioni sempre diverse dello stesso fenomeno. Forse oggi è giunto il momento di avere una visione olistica, e di considerare il germe patogeno insieme al suo terreno, ovvero il microbiota.

I germi "patogeni" esistono, ma non sono nulla se intorno a loro trovano un complesso di loro simili ben modulati per la vita umana. Si può eliminare il germe patogeno, ma con loro stiamo sterminando anche i nostri migliori amici, che vivono con noi e ci portano salute e vita. Per quel che ne sappiamo, lo stesso microorganismo patogeno si potrebbe rivelare utile in altri ambienti, e quindi il suo sterminio tout-court risulterebbe un danno su un altro fronte.

Più filosoficamente parlando, è forse giunto il momento per l'uomo di cambiare il proprio approccio e comportamento.

Dovremmo evitare di agire ripetitivamente, in base a un meme pensato (e poi ritrattato) più di cento anni fa, e tornare con umiltà ad osservare il mondo con animo ad idee nuove. Dovremmo tornare a fare seriamente ricerca, quando oggi "ricerca" significa solo trovare un modo per generare profitti.

Oggi dobbiamo capire che invece della violenza ci vuole equilibrio.


(*) http://www.luogocomune.net/LC/index.php/21-medicina-salute/4324-il-microbiota-questi-sconosciuti
http://www.luogocomune.net/LC/index.php/21-medicina-salute/4372-la-sindrome-del-cambio-di-stagione-e-un-problema-microbiologico
http://www.luogocomune.net/LC/index.php/21-medicina-salute/4473-il-microbiota-un-fondamento-della-nostra-salute
(1) un esempio su cosa dicono recentemente sul Crohns: https://draxe.com/fungus-may-trigger-crohns-disease/
(2) in altri articoli ho evidenziato come la Candida sia la principale indiziata della permeabilità intestinale, che è l'inizio di una moltitudine di disturbi che vanno molto oltre l'intestino stesso. http://www.labiolca.it/images/stories/docs/effe87.pdf

Il cambio di stagione porta tutta una serie di malesseri e sintomi che per il resto dell'anno sono silenti o meno intensi. E' inutile negare il fenomeno perche è plateale e pacifico, il punto è capirne il perchè, quali sono le misteriose dinamiche che perturbano i nostri organismi, spesso in maniera anche acuta oltre che cronica.

Tanto per citare alcuni sintomi : depressione, turbe del sonno, ansia, gastrite, colite, raffreddore, influenza, afte, riniti stagionali, mal di testa e chi più ne ha più ne metta.

Il primo punto da focalizzare è che tutti questi sintomi possono essere imputati ad un intestino in disordine (infiammato o addirittura permeabile) e di conseguenza ad un microbiota in disbiosi.

La depressione è notoriamente legata alla serotonina. La corretta presenza di questo ormone  dipende dalla quantità di triptofano plasmatico disponibile, che è carente in caso di disbiosi. Le turbe del sonno sono date da mancanza di melatonina, il cui precursore è la serotonina.

L'ansia ha la sua scaturigine in una disbiosi, in quanto in una disbiosi si ha la decarbossilazione del triptofano e quindi una riduzione della captazione di quest'ultimo amminoacido essenziale avvantaggia quella del suo competitor, la tirosina, precursore di dopamina, noradrenalina e adrenalina, condizione responsabile dello stato ansioso.

La colite è una diretta conseguenza in quanto con una disbiosi del microbiota l'intestino non se la può certo passar bene, così come uno squilibrio della flora non aiuta certamente un colon irritabile. Se l'intestino soffre il nostro sistema immunitario si indebolisce, e quindi malattie da raffreddamento e tant'altro hanno facile gioco. I dolori cronici si possono riacutizzare in quanto un intestino disbiotico stenta a far partire completamente tutti i processi riparatori dell'organismo. Le afte e gli herpes si è osservato che si ripresentano con un calo delle difese immunitarie, che sono direttamente dipendenti da un buono stato di salute intestinale. Recenti studi hanno ottenuto ottimi risultati nella somministrazione di probiotici a soggetti con riniti allergiche stagionali. Esistono infatti in particolare varie evidenze che legano il microbiota intestinale alle risposte immunitarie normali e all’allergia.

Potremmo andare avanti cosi con tanti altri disturbi, ma a questo punto possiamo generalizzare dicendo che nel cambio di stagione si manifestano gli stessi sintomi di quelli scatenati da una disbiosi. Si potrebbe quindi arrivare ad affermare che il cambio di stagione è in relazione causale con la disbiosi.

Se tutto ciò è vero, abbiamo fatto un grosso passo avanti nella comprensione dell'impatto che hanno le stagioni sul nostro organismo.

Ma a questo punto si apre una grossa domanda: perche accade questa disbiosi "generalizzata"? Con quali meccanismi il cambio di stagione influenza l'equilibrio del nostro microbiota?

Possiamo affermare con una certa sicurezza che quello che muta macroscopicamente nei cambi di stagione sono le temperature (magari anche altri macrofattori come l'umidità ). Si passa dal caldo al freddo e viceversa.

Tuttavia l'uomo difende il suo microbiota  da queste cambi di temperature con i vestiti, le abitazioni climatizzate, e in primis con il metabolismo che regola la temperatura sempre a 37 gradi, di fatto stabilizzando il "clima" del microbiota.

Tuttavia senza ombra di dubbio il mondo microbiologico dell'ambiente viene cambiato dalle stagioni e a seconda delle temperature più o meno alte si inibiscono certi ceppi microbici a favore di altri. La natura fa il suo corso e chissà quante centinaia di migliaia di tipi di microorganismi si attivano e si inattivano insieme alle piante, agli insetti e ai parassiti vari.

Da qui allora può partire un' ipotesi di lavoro, ovvero che in realtà ciò che perturba il nostro microbiota non è tanto la temperatura esterna in maniera diretta o un non ben identificato fattore naturale ciclico, ma il è mondo microbiologico dell'ambiente in cui siamo, che cambiando radicalmente ha un effetto inevitabile sul microbiota interno degli esseri viventi: più intenso è il cambiamento e altrettanto intenso non può che essere l'impatto su di noi.

I microbi dell'ambiente infatti non solo vengono a contatto con la nostra epidermide e li respiriamo con l'aria, ma soprattutto li ingeriamo!

Le gastriti stagionali potrebbero benissimo essere il risultato di un tentativo sensato da parte dell'organismo di proteggere il microbiota intestinale, aumentando le secrezioni acide per sterilizzare i cibi prima del transito intestinale, in modo da proteggere la nostra flora da un cambiamento repentino a causa di nuovi microorganismi ingeriti (e magari più numerosi).

Ovviamente solo chi ha uno stomaco "in bilico" lamenterà gastrite. Il muco nasale nelle riniti stagionali potrebbe essere sempre una difesa nella stessa ottica. In realtà questo processo potrebbe tranquillamente essere innescato dal microbiota stesso per autodifesa stimolando l'ospite (l'uomo), ma il risultato non cambia. E' noto che le gastriti stagionali si presentano con più frequenza andando verso il caldo, ovvero quando le temperature ambientali consentono una vita microbiologica nell'ambiente più intensa, il che si traduce in un incremento numerico dell' aggressione dall'esterno al nostro microbiota che viene difeso in questa situazione da una maggiore secrezione acida dello stomaco.

E' un pò come se degli abitanti di una città decidessero di chiudere le porte per limitare i problemi dovuti ad un immigrazione troppo veloce e selvaggia. Uno straniero si accetta di buon grado, troppi tutti insieme creano dei disagi alla popolazione (disbiosi appunto) e ci vuole tempo per ristabilire un equilibrio (eubiosi).

Se tutto ciò è vero, una risposta medica corretta non può essere certo quella di ridurre le secrezioni acide dello stomaco con inibitori di pompa protonica (tra l'altro si è scoperto che gli IPP provocano  SIBO[1]), ma l'unica risposta sensata sarebbe quella del rinforzo della flora intestinale con dei prebiotici (per i probiotici seguirà articolo a parte), e magari con l'aiuto di sostanze che stimolino la secrezione di muco gastrico (perchè non si è creato un farmaco in tal senso?), proteggendo lo stomaco stesso dall'acidità senza inibirla [2].

Purtroppo siamo abituati ad una medicina che invece di indagare i meccanismi fisiologici per  accompagnarli e assecondarli, si limita ad agire sulla sintomatologia (che invece porta con se un preciso messaggio da parte del corpo che va interpretato), strattonando il corpo con sostanze artificiali che danno sollievo da una parte, ma innescando tutta una serie di problemi collaterali dall'altra spesso peggiori del sintomo di partenza.

Non credete che i batteri ambientali possano innescare problemi di questo tipo? Pensate per un attimo alle dissenterie che colpiscono il viaggiatore occidentale che si reca in un paese del terzo mondo: lì il fenomeno è eclatante (in particolare andando in paesi caldi), oppure al fenomeno meno intenso di costipazione dello stesso viaggiatore, che è l'altra faccia della medaglia.

Il vero problema è che il nostro microbiota è sempre più povero, con sempre meno famiglie batteriche, mentre un intestino in perfetta salute - ovvero in grado di reggere qualunque impatto con i microbi esterni - è un intestino che possiede all'interno di se la più alta quantità di ceppi batterici diversificati e in equilibrio (eubiosi), un intestino insomma che contiene un "quarto organo" dell'apparato digerente sano e in forma, in grado di elaborare qualsiasi alimento.

[1] https://www.simg.it/documenti/rivista/2013/01_2013/7.pdf
[2] Diversi studi hanno dimostrato un azione protettrice dello zenzero nei confronti delle pareti dello stomaco.

Federico Giovannini

Più l'uomo ha una percezione corretta di se stesso e maggiori saranno le sue possibilità di guarire da una malattia. In altre parole, trovando il senso fisiologico di quella malattia si avrà più possibilità di guarire.

Oggi l'uomo non sa cosa esso sia (sul "chi" sia non ci avventuriamo proprio). La scienza medica ha fatto una gran propaganda del concetto del dna, tanto che l'uomo medio oggi pensa che quasi tutto sia dna, quasi tutta la nostra vita e le nostre malattie siano scritte nel nostro codice genetico. Cosa succederebbe se sapesse che, in realtà, il genoma umano conta circa 30.000 geni, mentre quello del microbiota con cui passeggiamo insieme, ne conta più di 2 milioni?

Nemmeno è molto diffuso il dato che il numero di cellule umane sia molto inferiore (1) alla conta dei microorganismi simbionti. Questa  massa di batteri, virus e funghi (e chissà cos'altro) distribuito in ogni comparto anatomico, ha un peso complessivo più o meno pari a quello del fegato, il più pesante organo umano. Il dato di fatto forse più sconcertante però è che difficilmente, se si va da uno specialista per problemi intestinali, ci verrà raccontato che il nostro problema è di natura microbiologica.

Personalmente sono stato da diversi gastroenterologi, per disturbi digestivi e di natura dispeptica, ma nessuno si è mai preso la briga di rivelarmi questa semplice quanto sconvolgente verità: l'equilibrio del microbiota è il fondamento di una corretta digestione e più in generale della salute tout court.

Tanto per saltare un passaggio e dirne una: caseina e glutine sono proteine indigeribili se non fossero scomposte dalla flora intestinale. Ci dovremmo meravigliare poi delle intolleranze a glutine e latticini, se trattiamo male il nostro microbiota? Darò altri dati su cui sarebbe il caso si facessero le dovute riflessioni. L'intestino tenue non ha ricettori del dolore. Questa sconvolgente realtà dovrebbe far riflettere sul fatto che l'intestino tenue (con il suo microbiota) scarica su altri i suoi problemi. Il colon (intestino crasso) non può certo lavorare bene se gli arriva del cibo mal digerito dalla prima fase, non trovate? A sua volta lo stomaco, con ogni probabilità, soffrirà di un organo a valle "intasato". Il fegato sarà il primo bersaglio di un intestino permeabile, che lascia passare roba non scomposta come proteine intere e/o addirittura microorganismi completi nel torrente circolatorio. Da un intestino permeabile ci troveremo un fegato ingrossato, perche il fegato, per depurare il sangue dalle tossine, produrrà colesterolo in abbondanza e ci verrà detto che abbiamo una NASH (2) o il cosiddetto "fegato grasso". Cosa ci dicono invece? Tutt'altro, arrivando a dire che il problema sia di natura contraria, ovvero che è il fegato grasso (che a questo punto non se ne capirebbe la genesi) a produrre un intestino permeabile, e non invece una disbiosi da cui parte il tutto.

E' il male della medicina moderna, scambiare le cause con gli effetti o agire su un sintomo quando invece è un tentativo di soluzione che il corpo adotta, oppure pensare presuntuosamente che delle sostanze completamente sintetiche possano guarire ciò che è iniziato come un processo naturale.

Un mio caro amico ha problematiche depressive. Si è accorto che assumendo griffonia il suo umore migliora. Perché? Perché - mi dice lui - la griffonia è piena di triptofano, un amminoacido essenziale indispensabile per la sintesi della serotonina (per inciso la serotonina è il precursore della melatonina), noto "ormone della felicità". Purtroppo, nonostante glielo abbia spiegato, non riesce a fare il passo successivo, ovvero quello di cercare di capire perche sia carente di triptofano e si limita ad assumerne di più. Si è carenti di triptofano (è un amminoacido essenziale e come tale non può essere prodotto ma va assunto con la dieta), non perchè non se ne mangi abbastanza (è per nostra fortuna molto comune) ma perché viene decarbossilato (smontato) in altri composti. Esiste un test che misura i sottoprodotti della decarbossilazione del triptofano nelle urine (scatolo e indicano) che è usato come indicazione di disbiosi intestinale. Una "banale" (non lo è affatto, ma poi vedremo perché ) disbiosi è alla base di poca serotonina e quindi la base organica di stati depressivi e ansiosi (ovviamente ci sono anche cause squisitamente psicologiche ma sono legate a episodi ben individuabili).

Purtroppo il modo di ragionare del mio amico è quello di tutta la medicina occidentale: ti manca qualcosa? Te lo somministro io, non capendo che la nostra carenza non dipende da una dieta spesso identica a quella del mio vicino, perfettamente sano, ma che mangia le stesse cose.

Prendiamo il ferro come esempio. La carenza di ferro continua ad essere il maggiore disordine da deficit nutrizionale che affligge circa due miliardi di persone (3). La "soluzione" nei "protocolli" sono gli integratori di ferro, che non solo sono mal tollerati (o affatto), ma spesso aumentano di poco o niente i nostri livelli di ferro nel sangue. Perchè? Il ferro è uno dei componenti indispensabili del biofilm batterico. Il biofilm è una protezione che i batteri mettono in campo per sopravvivere dagli antibiotici, sostanze chimiche e in particolare dagli altri microorganismi. Purtroppo per noi non solo i batteri "buoni" (i cosi detti probiotici) si proteggono con questi biofilm (lo fanno in particolare i bifidi), ma anche i patogeni rubando il ferro dal cibo ingerito. Più siamo in disbiosi (ovvero in uno stato di squilibrio microbiologico della flora intestinale) e  più il nostro ferro, guarda caso, è basso ovvero più c'è disaccordo e "guerre" all'interno del microbiota e maggiormente saremo pieni di biofilm e carenti di ferro. Una somministrazione orale di ferro è tossica, aggraverà la nostra disbiosi e paradossalmente con essa la carenza di ferro.

Una soluzione al ferro ed emoglobina bassa (dovuta solitamente al ferro basso) è stata proposta (3) per le donne in gravidanza (perche solo per loro, dio solo lo sa).

Si somministra una glicoproteina del latte, la lattoferrina, che "ruba" ferro al biofilm batterico e lo lascia disponibile per il corpo, innalzando cosi i valori di ferro. Basta consultare la tabella IV pag 789 (3) e si vedono chiaramente i risultati dopo appena 30 giorni. Lo studio (del 2008) senza la visione microbiologica del problema ancora brancola nel buio riguardo ai meccanismi di azione della lattoferrina in questo contesto.

La disbiosi è una strategia che mette in campo l'organismo femminile ciclicamente per deprimere il sistema immunitario, in modo che non sia troppo efficiente in certi periodi, altrimenti rigetterebbe un eventuale feto. Le carenze di ferro e conseguentemente di emoglobina invece sono imputate alle mestruazioni, cosa di per se assurda visto che le carenze maggiori di ferro ed emoglobina (alle volte anche letali)  arrivano  in gravidanza quando le mestruazioni non ci sono proprio.

Nel 2007 la dottoressa Anjiu Usman ha presentato una teoria sulle implicazioni della produzione del biofilm da parte di ceppi resistenti di funghi e batteri nei pazienti ASD che hanno disbiosi persistenti al Think Tank del Defeat Autism Now (4).

Sì, avete capito bene, e non è la sola che mette in correlazione l'autismo con l'intestino: anche il ricercatore Paolo Mainardi è convinto della correlazione tra epilessia e disturbi intestinali, e nella sua ricerca si è imbattuto in un caso di autismo in cui ha avuto enormi miglioramenti lavorando sull'intestino (5) (non voglio nemmeno entrare in merito alla polemica sui vaccini, ma i presunti danni intestinali con ogni probabilità riguardano il microbiota e non i tessuti dell'intestino).
 
Dal protocollo della dottoressa Anjiu Usman a mio avviso si apre un ventaglio di possibilità veramente ampio. Le note resistenze che i batteri stanno sviluppando contro gli antibiotici sono state messe in correlazione con l'uso sempre più massiccio di antibiotici, che finiscono anche nella catena alimentare della carne di allevamento e quindi si assumono comunque piccole quantità dall'alimentazione (che in quest'ottica sono quelle più pericolose). Ma come fanno questi batteri a resistere agli antibiotici una volta efficaci? Mutano la loro struttura? Imparano? O semplicemente si creano una barriera(biofilm)? Stephen Harrod Buhner sostiene nel suo libro (6) l'imminenza del tramonto dell'era degli antibiotici di sintesi, e il ritorno agli antibiotici naturali (detti da lui comunemente "erbe amare").

Non posso sapere se Harrod Buhner abbia ragione, ma oltre ogni ragionevole dubbio il problema più grande degli antibiotici è che, non solo uccidono (forse) il batterio patogeno oggetto della terapia, ma uccidono anche i probiotici, impoverendo il microbiota non solo quantitativamente ma anche qualitativamente, riducendone la biodiversità (i famosi "antibiotici a largo spettro" sono delle vere e proprie bombe atomiche per microbi) a favore dei funghi. E' proprio il giusto rapporto di probiotici diversi tra loro che equilibra il resto del microbiota, inibendo la crescita di altri batteri e funghi. I Lactobacilli, per fare un esempio, producono nel loro ciclo vitale le "acidofiline", che sono un vero e proprio veleno per la candida e per altri microorganismi. Tra le altre cose le acidofiline danneggiano le cellule umane alterate (11), e quindi non si capisce il motivo per non usarle nei tumori, visto che sono sostanze a cui siamo ben abituati, al contrario delle chemio.

Gli antibiotici sono prodotti di funghi con i quali i miceti combattono gli altri microorganismi e si fanno spazio nel loro mondo (ovvero il corpo umano). Noi con gli antibiotici in pratica uccidiamo i primi difensori del nostro corpo da virus e funghi, e non è una bella idea.

Gli antibiotici naturali invece hanno come caratteristica generica comune quella di inibire certi microorganismi, ma di lasciare pressochè inalterata la flora probiotica. Unire l'idea di "smontare" il biofilm prima di una somministrazione di antibiotici naturali (il più possibile mirata al ceppo da colpire), è un idea veramente buona da prendere in considerazione per arrivare alla rimozione o comunque al controllo di un patogeno in maniera più sana, senza devastare il microbiota.

La terza fase descritta dalla dottoressa è anch'essa fondamentale, ovvero quella fase di depurazione che è necessaria dopo la morte cellulare dei patogeni che libera tossine in quantità. Si chiama reazione di Jarisch-Herxheimer (7) ed è particolarmente importante a seguito di terapie volte all'eliminazione della candida. Tramite il biochimico Walter Last sappiamo che la candida è la causa non solo della permeabilità intestinale, ma anche quella del cancro tramite il rilascio di acetaldeide. Sul cancro stendiamo un velo pietoso visto che gli interessi miliardari impediscono di trovare una cura anche se ci fosse (ormai se ne dovrebbe essere accorta anche la casalinga di Voghera), ma anche il semplice concetto di permeabilità intestinale è una cosa molto dura a entrare nei protocolli medici, che continuano a ignorare il problema arrivando a ipotizzare le cosiddette "malattie autoimmuni", vere e proprie "toppe" scientifiche messe per ignoranza di un fenomeno che ormai si sta, per fortuna, sempre più delineando.

Morbo di Chron e colite ulcerosa vengono curate efficacemente con l'alimentazione da biologi nutrizionisti come Shantih Coro (9)mentre negli ospedali ti vengono a raccontare che l'alimentazione non c'entra nulla , ma come potrebbe essere se la permeabilità e infiammazione è un problema microbiologico e non della solita genetica? (Altro "jolly" usato sovente dalla medicina ufficiale, insieme allo stress per "spiegare" un pò di tutto).

Si potrebbero ideare protocolli di cura dell'intestino a 4 fasi (1 attaccare biofilm, 2 fase antibiotica mirata, 3 fase depurativa, 4 ripopolamento con probiotici su misura e/o nutrimento flora esistente con prebiotici), buoni praticamente per qualunque evenienza, visto che l'intestino è il centro della nostra salute da cui partono processi riparatori e immunologici.

Ci sarebbero anche i virus batteriofagi detti "fagi" (12). Virus che attaccano selettivamente un batterio e uno solo causando lo sterminio di quel ceppo patogeno. Oppure i micovirus che lo fanno nei confronti dei miceti. Pensate per attimo che la causa del tumore sia veramente la candida, e che si riuscisse a sviluppare un micovirus (10) che attaccasse  la candida: una singola pasticca e avremmo finito di penare.

La cosa allucinante è che tutto ciò non è fantascienza, ma dati di fatto che la medicina ufficiale per la maggior parte ignora, sottovaluta o come in tanti e noti casi irride e perseguita.

Che ognuno studi per sè e si salvi da solo, perche qui stanno ancora a somministrarci gli inibitori di pompa protonica, uno dei farmaci più venduti al mondo ma anche più inutili e dannosi.

Federico Giovannini (Fefochip)

(1) Su questo dato ancora c'è disputa tuttavia nessuno mette in discussione che il numero di cellule umane sia inferiore al numero di  microorganismi presenti nel corpo.
(2) Steatosi epatica non alcolica.
(3) http://win.mnlpublimed.com/public/0817A04.pdf
(4) http://www.emergenzautismo.org/content/view/634/48/
(5) https://www.youtube.com/watch?v=mUzjGuzVtHw
(6)https://www.amazon.it/gp/product/888093354X/ref=oh_aui_detailpage_o08_s00?ie=UTF8&psc=1
(7) https://it.wikipedia.org/wiki/Reazione_di_Jarisch-Herxheimer
(8) http://www.labiolca.it/images/stories/docs/effe87.pdf
(9) http://www.shantihcoro.com/
(10) https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-00589767/document
(11) http://www.lifeme.it/2016/01/candida-cause-metamedicina-ayuredia-autotest-rimedi-naturali.html
(12) http://www.forumsalute.it/nanoparticelle-fagiche-vettori-contro-il-cancro.html

Tutti, più o meno, stanno girando intorno al concetto che l'intestino è la causa di tante patologie e intorno al concetto di equilibrio della flora intestinale, ma mai come oggi ci sono studiosi che collocano questa moltitudine di microorganismi che ci portiamo dietro al centro di studi ed interessi veramente fondamentali.

Un essere umano si porta con sé miliardi di batteri diffusi su pelle, bocca, cavità uro/genitale, vie respiratorie e, naturalmente, intestino.

La percezione comune di questi esserini è quella che se si sta male con un pò di diarrea o si deve prendere un antibiotico allora è il caso di assumere dei "fermenti lattici" e tutto si aggiusta.

Niente è più lontano da questa visione così banale e semplicistica che invece è stata cosi efficacemente descritta dal Prof. Antonio Gasbarrini. (1)

Focalizzandoci sul microbiota intestinale, che è la parola che oggi descrive meglio quella comunità incredibilmente varia di batteri, funghi, virus e quant'altro che vive dentro il nostro intestino, possiamo oggi considerare che già dallo sviluppo natale (e forse anche prenatale) fino ai 5-7 anni si ha una continua evoluzione delle funzioni del nostro intestino, sede della maggior parte delle difese immunitarie del nostro meta-organismo. Malattie come Depressione, Epilessia, Alzheimer, Parkinson, Sclerosi multipla, SLA (2), solo per citarne alcune, sono messe in relazione diretta a malfunzionamenti dell'intestino, ma in particolare del microbiota.

Ma la salute del nostro intestino è in diretta dipendenza da una massa di circa 1Kg di questi batteri (virus e miceti), vero e proprio organo nell'organo - mai considerato tale - ma di importanza vitale per i nostri processi bio-chimici.

Tanto per andare sul pratico, si è arrivati a pianificare un protocollo per trattare l'epilessia con dei pre-biotici e una dieta antinfiammatoria che sta dando dei risultati molto promettenti.

Il ricercatore Dr. Paolo Mainardi (3) spiega come la alfa-lattoalbumina (una sieroproteina del latte materno) possa far aumentare non tanto  la circolazione di triptofano nel sangue quanto quello che arriva al cervello e quindi la produzione di serotonina (e melatonina), di cui il triptofano è l'amminoacido precursore, dal quale dipende l'equilibrio umorale e anche l'epilessia.

Mainardi sostiene (e non solo lui ormai) che ciò che è importante è l'asse cervello-intestino: un sistema che è qualcosa di più della mera giustapposizione delle parti(4). Trapianti di microbiota di cavie normopeso  in   topi grassi li fanno dimagrire e viceversa, e cosi avviene per altre patologie. Il cervello influenza l'intestino (ed è noto da tempo che gli stati d'animo lo fanno) e l'intestino fa altrettanto in un rapporto biunivoco che apre uno spazio scientifico al famigerato "effetto placebo"come mai prima.

Gli scenari che si profilano davanti a noi sono incredibili. E' l'alba di una nuova era per la ricerca e forse per l'uomo a 360 gradi.

Pensiamo al fungo Ophiocordyceps unilateralis (5). Questo fungo sa di fantascientifico perché possiede un’intelligenza come minimo chimica. Fa mutare il comportamento delle formiche a suo vantaggio trasformandole in "formiche zombie". Se un fungo riesce addirittura a schiavizzare delle formiche  è cosi strano pensare che una colonia di miliardi di microorganismi che risale a miliardi di anni fa non possa influenzare i nostri gusti alimentari per spingerci verso una dieta favorevole alla loro sopravvivenza? Potrebbero anche determinare la nostra simpatia verso il caldo o il freddo perché sicuramente è un altro parametro da cui dipende la loro vita. Ci sono addirittura dei nostri pensieri che in realtà non sono letteralmente "nostri"? O forse dovremmo rivedere il concetto di essere umano?

Sappiamo che la fisica quantistica si occupa dell'infinitamente piccolo. Ma qui siamo di fronte a miliardi di esseri infinitamente piccoli dove anche forze infinitamente piccole potrebbero fare la differenza perche la loro "infinita" sommatoria dà gli effetti tangibili di cui abbiamo parlato.  Le mani del guaritore imposte sulla pancia del paziente a un tratto hanno un senso? I campi bioenergetici, di cui medicina e fisica non si sono mai più di tanto curati (se non negata l'esistenza), potrebbero diventare fondamentali?

Per tornare con i piedi per terra dobbiamo ricordarci che abbiamo pochissimi mezzi farmaco-scientifici per modulare il nostro microbiota. La gran parte dei probiotici sono inefficaci in quanto sono solo uno o pochi ceppi batterici a fronte dei migliaia di tipi che ci colonizzano. Gli antibiotici sono delle bombe che tiriamo sopra queste comunità spesso in maniera troppo superficiale rischiando di fare più male che bene in quanto sappiamo pochissimo delle specie "buone" e di quelle "cattive", di dove devono stare (lungo l'intestino) , di cosa si nutrono esattamente e delle loro funzioni. Forse sarebbe ora di considerare che l’Uomo non è solo nel suo universo ma che il concetto stesso di "essere solo" è falso. Noi siamo il loro ambiente  ma - a nostra volta ed insieme a loro - facciamo tutti parte di un altro ambiente più grande dove tuttavia le leggi sono le stesse. Forse dovremmo provare  a raccogliere la sfida di questo universo a matrioska il cui "segreto" non è quello di contare troppo o troppo poco ma di trovare la giusta collocazione, il giusto incastro, il giusto equilibrio tra le parti perche come  la nostra salute passa per l'armonia di miliardi  di microorganismi quella del pianeta passa per l'armonia  di tutto il vivente.

Federico Giovannini (Fefochip)

(1) https://www.youtube.com/watch?v=9dVEsP8DT7M
(2) http://www.gutbrainaxis.org/patologie.html
(3) https://www.youtube.com/watch?v=tlTWtE0qhgE&list=PLvFMlxX4j7b9Tsix6HP58Lqj_bAqfjgHs
(4) http://www.amazon.it/gp/product/8867351524?psc=1&redirect=true&ref_=oh_aui_detailpage_o00_s00
(5) http://www.nationalgeographic.it/natura/2011/03/04/foto/formiche_zombi_con_il_fungo_killer-198426/1/

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