Ufficialmente non si è compreso realmente perché alcune persone sviluppano calcoli renali (o biliari) ed altre no. Come al solito la medicina, per mettere una toppa a questo mistero, gioca la carta delle predisposizioni genetiche e/o al limite parla di dieta inadeguata, tuttavia quale sia il gene responsabile o quali le diete scorrette non è dato sapere più di tanto, insomma come al solito si brancola nel buio.

Si parla di acqua calcarea, ma se fosse solo quella una città con un’acqua molto dura come Roma dovrebbe avere tutti i suoi abitanti affetti da calcolosi.

Non si può fare nemmeno molto in caso di calcoli che non vengano espulsi naturalmente: si passa dalla Litotripsia extracorporea ad onde d'urto (si tenta di disgregarli con ultrasuoni) alla Ureteroscopia (si cerca di arrivare con un endoscopio a rimuovere il calcolo per finire con Nefrolitotomia percutanea (una sorta di micro-intervento con l’ausilio del laser) arrivando direttamente alla chirugia. In caso di calcoli biliari la prima opzione non si usa quasi più e si opera direttamente in endoscopia rimuovendo la colecisti con tutti i suoi calcoli dentro, quando non sia possibile sciogliere i calcoli con acido ursodesossicolico (in pratica in presenza di piccoli calcoli di colesterolo nella cistifellea si tenta la strada farmacologica con un farmaco che scioglie i calcoli). Il problema della rimozione della cistifellea è che spesso poi si ha una “vita digestiva” pesantemente compromessa (al di là delle rassicurazioni pre-operatorie) perché come al solito non si cerca di andare alla radice del problema che permane ovviamente anche dopo l’operazione.

Ma cosa si può fare dopo, per non avere recidive? Per i calcoli renali si puà fare prevenzione con citrato di magnesio e potassio (e ovviamente un’adeguata idratazione), con i calcoli alla cistifellea si cerca di modificare la dieta. Ancora però si brancola nel buio, perché non essendo nota la causa (o se addirittura si pensa che si è destinati perché la nostra genetica ci rema contro) poco si può fare anche per scongiurare le recidive.

I calcoli più frequenti sono formati da ossalati di calcio (oltre l’ 80% (3) )ovvero la reazione tra acido ossalico (quello che quindi è visto come il grande responsabile di tutto) e il calcio all’interno dell’organismo. Per questo vengono usati due basi come il citrato di magnesio e quello di potassio che combinandosi con l’acido ossalico non gli permettono di legarsi con il calcio.

A vedere le cose in questo modo sembriamo una bottiglia da riempire con le cose giuste, e in parte è vero, fino a che …… non si è scoperto un simpatico batterio: L' Oxalobacter Formigines!

Questo microorganismo è un batterio anaerobico degradante ossalato che colonizza l'intestino crasso di numerosi vertebrati, compreso l'uomo. Gli antibiotici chinolonici ad ampio spettro uccidono l' O. formigenes. Se il tratto gastrointestinale (GI) di una persona non ha questo batterio e quindi manca la fonte primaria per l'enzima ossalil-CoA decarbossilasi, allora il tratto GI non può degradare gli ossalati alimentari che sulla digestione vengono assorbiti facilmente e dopo una parziale degradazione metabolica modulata con la vitamina B6 nel corpo, viene escreto nel rene, dove precipita con il calcio per formare calcoli renali di ossalato di calcio (1).

La questione quindi si fa più chiara e si capisce che, chi, in tenera età è stato bombardato da antibiotici, potrebbe aver perso questo importantissimo batteria che lo avrebbe messo al riparo dalle calcolosi da ossalati, che, come abbiamo detto, sono le calcolosi più frequenti (esistono calcoli renali di diversa natura, mentre i calcoli biliari di colesterolo probabilmente agiscono altri fattori sempre di natura microbiologica in particolare riguardanti la permeabilità intestinale).

La buona notizia è che l’Oxalobacter Formigines non sembra essere l’unico microorganismo che degrada l’acido ossalico, anzi sembrerebbe che uno stato generico di disbiosi predisponga alla calcolosi (in particolare in assenza del suddetto microorganismo) e al contrario la presenza di alcuni ceppi probiotici faciliti la degradazione dell’acido ossalico. (2)

La lezione più generale che possiamo imparare da questa vicenda è che ancora una volta il microbiota si conferma il protagonista della salute umana in particolare in quelle zone d’ombra nelle quali troppo spesso si viene a trovare la medicina che parla di genetica, stress o autoimmunità quando non sa che pesci prendere.

(1)
(1) https://en.wikipedia.org/wiki/Oxalobacter_formigenes/
(2)
(2) https://www.neupharma.it/prodotti/alimenti-fibrosi-cistica/yoxa-integratore?gclid=CjwKCAjwhbHlBRAMEiwAoDA347YxW-Fcb3e1yMYFzT36125w96mI58h53ArzuO3HdHDBdMiYZRhGoBoCd9wQAvD_BwE/
(3)
(3) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2396938/

Commenti   

#1 Igor Biagini 2019-05-27 16:52
Bellissimo!
Grazie

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