Circa il 40% della popolazione tra i 40 ed i 55 anni è portatrice di diverticoli. Tra i 70 e gli 80 anni l'incidenza della diverticolosi raggiunge quasi il 70-80% della popolazione. Si possono tranquillamente avere dei diverticoli e non soffrire di nessun sintomo, ma se si infiammano dallo stato di “diverticolosi” si parla appunto di “diverticolite” ovvero infiammazione dei diverticoli.
L’approccio terapeutico ortodosso affronta il problema della diverticolite con gli antibiotici (di solito normix) talmente tanto che molto spesso si arriva all’assurdità di usare antibiotici a scopo preventivo.
Se è vero che l’infiammazione è causata solitamente da batteri patogeni è pure vero che assumendo continuamente antibiotici la situazione del microbiota non può che peggiorare continuamente.
Anche in questo caso se si affronta il problema con la visione del nemico da uccidere non si va da nessuna parte e infatti chi soffre di questa patologia spesso e volentieri ha continue recidive.
Non avrebbe più senso rinforzare il microbiota probiotico residente? I lactobacilli sono la famiglia batterica più presente in quel tratto quindi degli integratori di probiotici potrebbero, soprattutto sul lungo periodo, avere la meglio (nel momento della manifestazione acuta probabilmente l’unica cosa da fare è affidarsi all’antibiotico prescritto dal medico).
Facciamo un passo in più e consideriamo che il problema non è solo fatto da microbi amici/nemici ma anche di tessuti sani o meno sani che interagiscono con il microbiota. Il tessuto è fatto dagli enterociti dell’intestino crasso che hanno bisogno di acidi grassi a corta catena (SCFA) per rimanere in salute. I più informati potrebbero essere tentati di mangiare tanto burro (quello chiarificato in pratica è SCFA puro) tuttavia i processi digestivi vanificherebbero l’arrivo degli SCFA nel tratto incriminato.
La buona notizia è che i probiotici producono acidi grassi a catena corta e infatti somministrarli come abbiamo detto ha un risultato positivo in termini di infiammazione (facendo da antagonisti ai patogeni) ma anche è ottimo somministrare PREbiotici che nutrono proprio quelle famiglie in modo da accrescerne il numero. Ebbene uno dei prebiotici più interessanti per questo tipo di problema è l’amido resistente che “resistendo” appunto alla digestione nel tenue approda indigerito nel crasso dove esplica la sua funzione nutrendo il microbiota probiotico che produce SCFA i quali a sua volta nutriranno e proteggeranno la parete intestinale rendendola più forte e sana.
Quello che si può fare per i nostri diverticoli non si ferma qui, perché oltre l’amido resistente si è scoperto che anche l’attività fisica modula il microbiota in senso probiotico (1) incrementando così la produzione di acidi grassi a corta catena.
I metodi "alternativi" continuano e anche in questo caso la vitamina D ha un importante relazioni con l'infiammazione dei diverticoli (2).
Se volete quindi curare i vostri diverticoli senza l’uso di antibiotici “preventivi” usate lactobacilli, amido resistente e tanto movimento al sole
(1)
https://microbioma.it/gastroenterologia/attivita-fisica-altera-il-microbiota-intestinale-indipendentemente-dalla-dieta/
(2)
http://www.medicitalia.it/news/gastroenterologia-e-endoscopia-digestiva/4622-diverticolosi-diverticolite-realta-altra.html