Nell’articolo precedente si è cercato di far comprendere come una dieta corretta non può prescindere dal microbiota intestinale. Questa affermazione, purtroppo, vuol dire tutto e vuol dire nulla e la misura è data dalla scarsa conoscenza che si può avere di questo complesso di microorganismi che sono un tutt’uno con l’essere umano. Cominciamo con il dire che la dieta è il primo fattore modulante del microbiota intestinale e che quindi la maniera più diretta e importante per modificare un microbiota è quello dell’alimentazione.
L’alimentazione non è tuttavia l’unico componente della modulazione del microbiota, altri fattori sono l’attività fisica e quella emotiva. L’attività fisica regola l’attività degli organi che di concerto con il microbiota, in una costante relazione biunivoca, stimola la produzione di ormoni, succhi biliari, gastrici, calcificazione delle ossa, ecc, ecc. Questo si traduce in una banale quanto importante constatazione: una dieta non può prescindere da una attività fisica che ne completa e ne armonizza la sua azione. L’altro componente è quello emotivo che si può riassumere in un concetto molto semplice che ultimamente sta prendendo sempre più confidenza con il grande pubblico: l’asse intestino-cervello.
Oggi sappiamo ad esempio che il risultato di una costante attività fisica è la modificazione del microbiota a favore di ceppi batterici che non ci fanno ingrassare nonostante si possa indulgere un po' di più a tavola. Nulla di nuovo potrebbe dire qualcuno, ma la consapevolezza che in realtà è microbiota a regolare il nostro metabolismo ci dovrebbe far riflettere, ad esempio, quando assumiamo senza prescrizione medica o con troppa leggerezza un antibiotico che va a devastare l’equilibrio dei nostri migliori amici. Ci sono evidenze che ci dicono che dopo una cura di antibiotici si può rimanere in squilibrio anche un anno e addirittura perdere ceppi batterici importanti diminuendo cosi la biodiversità del microbiota intestinale che abbiamo capito essere fonte di salute.
L’asse intestino-cervello è di vitale importanza nella comprensione del funzionamento del microbiota e di conseguenza nella realizzazione di una miglior salute. Emozioni negative, stress e viceversa emozioni positive e stati di benessere emotivo hanno conseguenze tangibili e straordinariamente immediate sul microbiota intestinale. Provate a immaginare quindi quanto sia importante una dieta fatta anche da idee sane. Per dare una misura di quanto cervello e intestino siano connessi intimamente si è scoperto che traumi cranici inducono danni intestinali. Viceversa insulti intestinali o disbiosi alternano la catena triptofano-serotonina-melatonina portando potenzialmente cambi di umore, alterazioni del sonno, e tutti gli innumerevoli stati di disagi e sintomi che è troppo lungo qui elencare che sono causati dalla carenza di triptofano, serotonina e melatonina.
Facciamo degli esempi pratici. I più preparati, o chi ha letto i miei precedenti articoli (1), potrebbero pensare che assumendo vitamina K2 si aiutino gli osteoblasti a fare il loro lavoro conservando la densità ossea e impedendo l’accumulo di calcio nel sangue con il conseguente miglioramento dello stato dell’ aterosclerosi. Questa indicazione è sacrosanta, tuttavia anche l’attività fisica in particolare quella di carico (fare i “pesi” per capirci) stimola i medesimi meccanismi. Ma l’emotività cosa c’entra? Il principio dell’asse intestino cervello ci dice che il nostro stato emotivo influisce sul microbiota intestinale e indovinate un po' da dove otteniamo la vitamina k2? Dai batteri intestinali (il tipo mk-7) che, ovviamente, se offesi per qualunque motivo (anche di natura emotiva e non solo chimica e biologica), riducono la produzione di vitamine ivi compresa la k2.
Carne si, carne no. Uno degli esperti più autorevoli che qui in Italia ci parla di microbiota è il Dr. Luciano Lozio, il quale afferma nei suoi video che il vero problema della carne non è la carne in quanto tale ma i suoi contenuti di antibiotici e le cotture ad alte temperature che producono tossine. Ovviamente un microbiota perfettamente sano e in forma parerà i colpi di antibiotici (a basso dosaggio) e tossine varie, ma per quanto tempo? Uno dei consigli quindi è quello di cucinare le carni a basse temperature (no griglia, fritti, ecc e largo a bolliture e vapore) e fare attenzione agli allevamenti da cui ci si approvigiona. Un aspetto riguardante la vitamina K2 (mk-4) è che si può assumere naturalmente dall’alimentazione a partire da cibi di derivazione animale cresciuti a pascolo (erba verde). Purtroppo gli attuali allevamenti, non solo, sono pieni di antibiotici ma i mangimi sono tutto tranne erba verde, quindi niente k2 nella carne (e derivati) che di solito siamo abituati a mangiare con la grande distribuzione. Una soluzione potrebbe essere quella di rivolgersi ad allevamenti di fiducia e/o grass-fed che fanno mangiare agli animali erba verde.
Cereali e glutine. La dieta paleo vede come fumo negli occhi qualunque tipo di carboidrato che sostiene essere dannoso per la salute, tuttavia ci si potrebbe chiedere visto che sono circa 10000 anni che ci cibiamo di cereali se veramente siano loro in quanto tali a fare male oppure, ad esempio, siano le micotossine e pesticidi presenti nei moderni cereali che alterano il microbiota intestinale creando tutta una serie di squilibri che possono cessare se si eliminano gli alimenti in questione. Se questo fosse vero non sarebbero tanto i carboidrati il problema ma, anche in questo caso, ciò che si portano dietro. Come detto anche l’attività fisica fa parte dell’equazione tanto che riguardo all’alimentazione di uno sportivo anche i più integralisti paleo prevedono una quota di carboidrati senza la quale non si avrebbero abbastanza energie. Probabilmente, è vero anche, che nella dieta mediterranea oggi si fa troppo uso di alimenti ad altissima densità energetica come i carboidrati senza di contro avere un’attività fisica che aiuti a smaltire tutti questi zuccheri.
Biodiversità. Un principio ormai è riconosciuto da praticamente tutti gli addetti al settore: più un microbiota è vario e diversificato più è un microbioma solido e con più possibilità di espressioni epigeneticamente superiori a un microbiota povero. Ma come è possibile stimolare la biodiversità? Partendo dal presupposto che a seconda del cibo che si mangia si stimola la crescita di determinati microorganismi, una dieta diversificata potrebbe aiutare a sviluppare questa biodiversità del microbiota intestinale. Come dice spesso Paolo Mainardi - uno dei protagonisti dello studio del microbiota con l’alfalattoalbumina - “un intestino sano digerisce di tutto” e non solamente una ristretta cerchia di alimenti. Questo non vuole essere l’incoraggiamento a reinserire nella propria dieta il glutine per chi non lo mangia come il celiaco ma vuol dire solamente che, come attesta il Dr. Francesco di Pierro, (nel video segnalato dall’altro articolo) chi smette di mangiare glutine impoverisce il suo microbiota. Sarebbe ragionevole pensare, quindi, che diete con privazioni totali di certi alimenti in realtà, anche se in un primo momento possono essere di aiuto (data la debolezza specifica del microbiota in relazione a un alimento specifico), sul lungo periodo si avrà con certezza un depauperamento della biodiversità del microbiota intestinale e con esso un probabile peggior stato di salute generale. Quando si fanno delle scelte di privazione non si devono fare alla leggera ma ben ponderare cosa e per quanto tempo privarsi di quell’alimento specifico perché per dirla con parole ancora diverse qualunque alimento è un prebiotico diverso.
Lo scrivente ritiene completamente privo di ogni fondamento scientifico diete basate su convinzioni di quello che dovrebbe (o non dovrebbe) essere il cibo “naturale” dell’uomo. Il modello evoluzionistico Darwiniano in realtà è solo una teoria (2) e pensare che ci sia un cibo ideale per l’uomo vorrebbe dire averlo così chiaro e certo da potersi spingere a fare affermazioni sensate anche nei suoi minimi particolari riguardanti in questo caso l’alimentazione ideale umana. Tra l’altro il concetto stesso di evoluzione prevede appunto il cambiamento e il microbiota in questo è un campione indiscusso dato che è in grado di imparare a metabolizzare alimenti a un ritmo impensabile per il nostro povero corpo che conta solo 1/100 dei geni del microbiota. I microorganismi del microbiota sono presenti a miliardi di miliardi e singolarmente nascono e muoiono nell’arco di 20 minuti. Questo significa che, ammesso che un alimento non sia “naturale” per l’uomo, comunque verrà metabolizzato e scomposto dalla capacità adattativa del microbiota intestinale. A tal proposito bisognerebbe riflettere sul perché riusciamo a digerire glutine e caseina visto che non sono cibi geneticamente digeribili dall’uomo (come sostiene sempre Luciano Lozio nelle sue interviste) ma che tuttavia metabolizziamo comunque grazie al microbiota intestinale. Non guasterebbe anche riflettere su come mai ci siano persone che non sono celiache nonostante abbiano i geni “giusti”. Insomma, un’alimentazione povera di glutine e caseina sicuramente potrebbe aiutare persone con un microbiota particolarmente insultato (e in questo caso si parla di “gluten sensitivity”) ma ricordandosi al tempo stesso di non prendere un determinato modello alimentare per religione perché il mistero del microbiota è lungi dall’essere rivelato per intero e quindi con esso i segreti dell’alimentazione. Detto ancora in altre parole se è un mistero per noi oggi il microbiota, tanto più lo sarà il microbiota dell’uomo ancestrale che in ogni caso avrà subito nel corso del tempo un’evoluzione tanto più profonda quante generazioni di microbi si sono succedute.
Un approccio razionale alla dieta da seguire potrebbe essere quello di un’ attenta anamnesi unita ad un esame metagenomico del microbiota intestinale che ci possa guidare in qualche modo verso una pianificazione iniziale di alimentazione -senza dimenticarsi dell’ attività fisica e della sfera emotiva- volta al ripristino della salute per poi gradualmente cambiare i parametri nella rincorsa di una salute sempre migliore dimenticandosi l’idea che possa esistere una dieta identica per tutti ed uguale per tutti i momenti della nostra vita. Non solo la medicina deve essere aggiornata con le scoperte che si sono fatte (e si stanno sempre più facendo) sul microbiota ma se c’è una cosa che dovrebbe essere completamente rivisitata è proprio la scienza dell’alimentazione, così intimamente interconnessa con la salute del microbiota intestinale che è la vera chiave di volta nella comprensione di tanti aspetti ancora oggi misteriosi della salute umana.
(2) A ben guardare la teoria evoluzionista di Darwin accettata dalla maggioranza delle persone non ha nulla di scientifico in quanto non è falsificabile - come ci insegna il filosofo Karl Popper- in quanto è diventato oggetto di fede ed infatti è stata continuamente ritoccata nel corso del tempo per cercare di tenerla in piedi a tutti i costi nonostante le macroscopiche incongruenze.